La Cura ha partecipato all’edizione 2017 del MAF – Media Art Festival, festival organizzato dalla Fondazione Mondo Digitale e curato da Valentino Catricalà, per far incontrare i ragazzi delle scuole con gli artisti e farli immergere in modo performativo nella cultura digitale.
La Cura ha scelto di indagare il tema dell’identità.
Tre intense giornata di workshop con due istituti romani (l’ITA – Istituto Tecnico Agrario Garibaldi e Liceo Classico e Linguistico Statale Aristofane) in cui, da un percorso teorico, siamo arrivati alla realizzazione dell’opera completa partendo da due concetti
L’introduzione teorica ha occupato oltre metà del workshop, mettendo in luce due aspetti, da un lato l’interesse degli studenti, dall’altro la necessità – se non l’urgenza – di aprire finestre di dialogo che consentano di confrontarci insieme sulle trasformazioni dello spazio pubblico, privato e intimo.
Il risultato della tre giorni con le scuole è un’opera semplice, fresca e comunicativa
Insieme agli studenti ci siamo confrontati con tecnologie complesse e diffuse quali il riconoscimento facciale, usandole per fini differenti.
Un esperimento che mostra il potere generativo del remix per riflettere su cosa succede quando all’ “Uno, Nessuno, Centomila” di Pirandello si aggiunge lo zero, esplicitando la nuova dimensione algoritmica con cui in modo più o meno opachi, coscienti o incoscienti abbiamo ormai ogni giorno a che fare.
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434 [quarantatreallaquarta]
Prendi 43 volti.
Dividi ogni volto in 4 sezioni: fronte occhi, naso, bocca, mento.
Prova a ricombinarli.
Le permutazioni sono 434 [quarantatreallaquarta], ovvero 3.418.801 [tremilioniquattricentodiciottoottomilaottocentouno] volti, ovvero 3.418.801 [tremilioniquattricentodiciottoottomilaottocentouno] identità differenti.
Abbiamo fotografato i nostri volti. Abbiamo usato software di riconoscimento facciale, tecnologie che ci identificano, per scomporre i nostri volti e mischiarci.
Abbiamo creato un video generato dal remix dei nostri nuovi volti. Nel video ogni volto appare per 4′ [quattro secondi].
Il video dure 13.675.204′ [tredicimilioniseicentosettantacinquemiladuecentoquattro secondi].
Che sono 3798 h [tremilasettecentonovantotto ore].
Che sono 158 gg [centocinquantotto giorni].
Che sono più di 5 mm [cinque mesi].
0 [zero], 1 [uno], nessuno, 100.000 [centomila]. Da poche decine siamo diventati milioni.
434 è un lavoro sull’identità, sulla fragilità e mobilità dei confini del sé. Su dove inizio “io” e dove finisci “tu” nell’era delle tecnologie ubique, degli algoritmi e dei social network.
Poche classi di due licei romani hanno generato una metropoli. Il lavoro è stato concepito e realizzato in tutte le sue parti in 3 gg [tre giorni] di workshop presso la Fondazione Mondo Digitale.
Durante i 3 gg [tre giorni] di festival vedremo solo il 1,898% [unovirgolaottocentonovantottopercento] dei volti che abbiamo generato.
Siamo rimasti stupiti.
AOS, Art is Open Source, ITAS – Istituto Tecnico Agrario Garibaldi (Roma), Liceo Classico e Linguistico Statale Aristofane (Roma)
Emanuela Alberici, Marco Ancarani, Melissa Andronaco, Claudia Angeloni, Chiara Badde, Elena Brozzetti, Lorenzo Caldani, Benedetta Cammarota, Adriano Capezzali, Ruggero Caprì, Laura Carassai, Valeria Ciccioli, Luigi Costanzo, Chiara De Biasio, Cinzia De Gregorio, Pietro De Montis, Gabriele De Quattro, Benedetta Di Placido, Aurora Florio , Giulia Gerini, Francesco Golfi, Oxana Grasso, Salvatore Iaconesi, Francesco Maria Latini, Claudia Leonardi, Guido Mannelli, Monica Martello, Tommaso Mondovì, Francesca Montuori, Aglaia Napoli , Palermo Roberto, Federico Pace, Francesca Passeri, Oriana Persico, Arianna Potestà, Arianna Quarta, Marie Aleida Rodriguez, Viviana Serti, Chiara Simpson, Valerio Stefanuto, Ascanio Tozzi Condivi, Guglielmo Trina, Federica Trocchi, Tenayé Trovalusci, Camilla Vanadia, Giampiero Vicino, Aurora Volterra, Sofia Zonetti