Un bell’articolo sulla Cura è apparso su Vanity Fair.
Qui potete trovare anche una interessante discussione apparsa a riguardo su Facebook. Molte opinioni, tutte da rispettare.
E ci potremmo anche chiedere se certi toni ed espressioni usate sui social network (mi riferisco in questo caso alle voci nei commenti più violenti e lapidari) sarebbero state espresse allo stesso modo dal vivo, di persona. Noi pensiamo di no (e ci sono tanti studi che parlano proprio di questo fenomeno, che si tratti di hate speech, o del fatto che le persone, sentendosi schermate dal monitor e dalla tastiera si esprimano con tale violenza) ed è un ottimo spunto di riflessione per pensare a come usare i social network per collaborare di più e odiare di meno.
Oltretutto è anche una occasione per riflettere su come accediamo all’informazione: molte persone nei commenti, infatti, dimostravano di non aver letto l’articolo, che esprimeva cose molto differenti da quel titolo un po’ altisonante e sensazionalistico: “ho trovato la mia cura grazie al web”. Potremmo riflettere sui titoli degli articoli (tantissime persone leggono solo quelli), e su come vengono scelti, e per quali motivi vengano scelti in quel modo (il fenomeno del clickbaiting), e quali sono gli effetti di tale tecnica (in questo caso, molte persone avevano completamente frainteso l’intendimento dell’articolo, giudicando in base al titolo, sensazionalistico e, a nostro giudizio, sbagliato e non rappresentativo della vicenda della Cura).
Sono tutte discussioni molto importanti che meritano di essere affrontate.