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Installazione performativa in forma di dialogo tra due individui differentemente sani con le mani nella terra.

Un ribaltamento di ruoli e abilità alla ri-scoperta dell’universo sensoriale che può scaturire dal contatto con gli elementi primari della natura.

A cura di: Lucilla Boschi, Fabio Fornasari e Davide Tonioni

Il Concept

Gran parte della saggezza del nostro pianeta si trova sotto i nostri piedi, nella terra. Ma non lo capiamo. Siamo abituati a pensare il mondo solo attraverso le due fessure poste nel nostro viso che fanno entrare la luce solare e le immagini. Ma il corpo, tutto il corpo per il novanta per cento è composto da una fitta rete di sensori.

L’uomo non può conoscere, apprendere, creare sviluppare la propria mente se non attraverso il proprio corpo che è globale, sia nel percepire che nell’apprendere.

Conoscere i confini del proprio corpo e delle proprie azioni è cosa che si apprende solo attraverso esperienze dirette all’interno della materia in una forma di pensiero aperto e consapevole. C’è un legame molto forte tra ciò che sta in superficie e ciò che sta sotto, in profondità. Curando l’orto si impara a pensare oltre la propria vista. Ciò che accade di realmente importante accade sotto la superficie. La pianta è sana se la terra che la ospita è sana. Ciò che è importante è sempre sotto, sotto la crosta. Per sentire ciò che sta sotto, possiamo pensare di entrare nella buia terra, dove la vita cuoce per germogliare oltre la superficie, con le mani, guidato da chi è abituato a vedere con tatto, di sentire con le mani

Possiamo pensare di farci guidare in un confronto tra chi vede e chi non vede all’interno di ciò che ricorda tutta la storia del pianeta, nella terra. Imparare a conoscere terra terriccio humus, sentirne l’odore, capirne il ruolo, osservare la capacità osmotica della terra di veicolare i sali, di trasportare le informazioni è il rito di passaggio di questa installazione performance passa attraverso le mani che scavano, che cercano e imparano e ci insegnano a immaginare.

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