Report da Erbe Indisciplinate

Si è appena concluso Erbe Indisciplinate, il primo workshop della Cura che ha visto i territori della Campania popolarsi di iniziative dedicate all’esplorazione del tema dell’interconnessione:

come è possibile immaginare nuove forme di cura, di alimentazione, di socialità, di conoscenza e di innovazione che agiscano in modo interconnettivo, unendo persone, luoghi, tradizioni, discipline, pratiche e comportamenti, creando senso collaborativamente nella società?

Questo articolo ripercorre ciò che è avvenuto nella tre giorni di Erbe Indisciplinate, evento conviviale e immersivo a cavallo fra ricerca, progettazione e performance.

Il Workshop “La Cura: Erbe Indisciplinate”

Il materiale del workshop, come tutti i workshop inclusi nella sezione Conoscenza, è accessibile e modificabile su GitHub:

https://github.com/xdxdVSxdxd/LaCuraBook/tree/master/IT/ErbeIndisciplinate

Erbe Indisciplinate, inizio

Erbe Indisciplinate, inizio

I primi due giorni del workshop sono trascorsi vivendo insieme immersi nella residenza neorurale dell’Incartata di Calvanico, sede di Rural Hub.

Abbiamo iniziato subito il Sabato, dando il benvenuto ai partecipanti, creando insieme il frame del workshop. Ecco qui sotto la presentazione con cui abbiamo accolto i partecipanti:

La Cura, Erbe Indisciplinate, presentazione di benvenuto, frame from salvatore iaconesi

Abbiamo inquadrato il discorso evidenziando uno dei maggiori limiti del modo in cui, nel contemporaneo, affrontiamo i problemi: la separazione e la semplificazione.

Abbiamo fatto l’esempio della Medicina. Prendendo spunto dagli studi di Foucault e, in particolare, dalla Nascita della Clinica, abbiamo ragionato sui tanti tipi di separazione messi in atto dalla medicina attuale:

  • per classificazione (malato/sano, classificazione delle malattie, abile/disabile, matto/sano di mente….)
  • nel corpo (medicina specializzata, il medico del polmone non parla col medico del fegato…)
  • nella società (nell’ospedale gli altri stanno fuori e non hanno un ruolo; l’inaccessibilità delle città; la casa diventa inospitale per la nascita, la malattia e la morte; …)
  • e nella percezione dell’individuo (potrei addirittura pensare di essere il paziente, la malattia, e identificarmici, separandomi dal mio status di essere umano e diventando la mia malattia).

La separazione è sintomo di controllo e, quindi, di potere. Un potere che diventa progressivamente applicato su tutti gli esseri umani, con la progressiva medicalizzazione. Citando Foucault: “È la maggioranza ad essere definita come deviante e bisognosa di terapia.”

Abbiamo esaminato come si è arrivati a questo punto attraverso la storia, dalla nascita delle prime istituzioni mediche, fino ai giorni nostri, con l’e-health e il quantified self.

Analizzata l’evoluzione storica, ne abbiamo identificato gli effetti e le implicazioni:

  • disimparare ad ascoltare i nostri corpi (“there’s an app for that!”)
  • la salute dell’individuo diventa spazio di intervento non più collegato alla malattia (sono malato senza essere malato)
  • il potere crea la “normalità” (e quindi la norma) oltre i confini della malattia e oltre i desideri della persona

Ne consegue una visione dell’essere umano potenzialmente pericolosa: l’essere umano è sul mercato

  • vendita della capacità di lavorare
  • attraverso gli intermediari della salute
  • per la suscettibilità
    • alla salute e alla malattia
    • al benessere e malessere
    • alla gioia e al dolore
    • a tutti gli estremi consentiti dalle sensazioni, emozioni, desideri

Gli esseri umani sono persi?

  • completamente dipendenti dai servizi
  • crisi dell’immaginario
  • scarsa autonomia
  • non in grado di condividere informazione
  • non in grado di costruire senso, insieme

In questa fase ci siamo chiesti come reagire a questo scenario.

[1] Come, cosa, quando e con chi fare?

Se la separazione è potere, l’interconnessione coincide con una visione ecosistemica del mondo, e con la possibilità di costruire senso, insieme.

Interconnettere vuol dire unire le discipline e le pratiche, attraversandole: scienze, arti, tecnologie, culture, pratiche, tradizioni, desideri, design, alimentazione, territori, ambiente, energia, espressione, rappresentazione.

Questo è un metodo e un approccio generale, che vale per la medicina, il nostro caso in esame, tanto quanto per gli altri problemi che ci circondano che afferiscono al dominio della complessità: ambiente, energia, povertà, lavoro, diritti, economia, mobilità, istruzione, pace… e tanti, tanti altri.

Erbe Indisciplinate, problemi complessi

Erbe Indisciplinate, problemi complessi

Per ideare un modo in cui operare, abbiamo utilizzato la metafora del giardino.

[2] Il Giardino

Partendo dall’idea del Terzo Paesaggio di Gilles Clément abbiamo ragionato su come poter ideare modelli differenti: ecosistemici, capaci di valorizzare la diversità, emergenti, e in cui l’intero territorio e le relazioni tra le persone e l’ambiente possano prendere coscienza di sé e trasformarsi in conoscenza accessibile, usabile, inclusiva.

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L’idea del “giardiniere del giardino senza forma”, che usa strumenti differenti (non la vanga o il rastrello, ma il vento e la conoscenza) ci ha indicato possibili forme per i modelli che cercavamo.

[3] Le Erbe

Lavorare sulle erbe spontanee ci è sembrato un ottimo modo per iniziare a mettere in pratica quanto osservato.

Siamo partiti da una domanda:

Come stabilire dinamiche interconnettive tra persone, saperi, territorio, contesti, tempi, in modo che 

  • il territorio stesso diventi conoscenza accessibile e usabile, e che
  • si insinui nella percezione delle persone l’immaginario della possibilità di connettersi e collaborare per creare senso, solidarietà e gioia di esistere?

Abbiamo iniziato dalle Erbe: conoscere il territorio e i suoi saperi, conoscere le erbe, riconoscerle, cercarle, trovarle, raccoglierle, cucinarle, creare senso, condividere la conoscenza, creare un immaginario.

Con La Casa delle Erbe abbiamo iniziato ad esplorare come questo processo avrebbe potuto prendere forma: recuperare antichi saperi e inserirli di nuovo nel mondo creando desiderio e immaginazione di conoscerli ed usarli nella natura e anche esplorando le nostre città, per capire e dialogare con ciò che è emergente, unendo natura e culture.

Abbiamo imparato alcuni fondamenti per il riconoscimento e la raccolta delle erbe spontanee, insieme alle origini della pratica e alla loro evoluzione nel corso della storia.

Erbe Indisciplinate, sul campo con la Casa delle Erbe

Erbe Indisciplinate, sul campo con la Casa delle Erbe

Poi ci siamo immersi nella natura e abbiamo fatto esperienza ed esperimenti di raccolta e riconoscimento, creando un erbario.

La passeggiata si è rivelata un esercizio semplice e complesso per abituare il nostro sguardo a riconoscere il terzo paesaggio, acquisendo nuove sensibilità.

Compreso il modo di agire, siamo tornati alla progettazione.

[4] Una architettura dell’informazione e alcuni concept

A questo punto volevamo rispondere al quesito che ci eravamo posti facendo tesoro di quanto appreso e utilizzandolo co-progettando un sistema in grado di far convergere tutte le intuizioni delle giornate.

Abbiamo iniziato progettando le basi di una architettura dell’informazione:

Erbe Indisciplinate, l'architettura dell'informazione

Erbe Indisciplinate, l’architettura dell’informazione

Abbiamo quindi immaginato un bene comune immateriale di conoscenza (un knowledge commons) il cui le erbe fossero rappresentate da delle entità circondate da costellazioni di informazioni: le caratteristiche della pianta, le denominazioni scientifiche e locali, le sorgenti di informazione cui riferirsi, le immagini, i video, le mappe dei luoghi in cui si trovano, ed altri, secondo strutture componibili in cui le informazioni possono essere aggiunte, discusse, evolute. Nell’architettura le entità-erbe sono anche in relazione tra loro: per le famiglie cui appartengono, per le loro proprietà, per le parti del corpo cui si riferiscono come proprietà terapeutiche, per caratteristiche officinali, di edibilità, ed altre.

Strutturare in questo modo il bene comune permette alle persone (i raccoglitori, gli innovatori, i designer, gli artisti…) di utilizzare liberamente la conoscenza prodotta dalle comunità e di contribuirvi, creando servizi, opere d’arte, eventi, installazioni, progetti di formazione, ed altro che allo stesso tempo utilizzino la conoscenza e vi contribuiscano. Abbiamo notato come fosse di primaria importanza non limitarsi, in questo, ad operare nel dominio del digitale (magari con App e servizi online), ma di usare la conoscenza per stabilire ponti effettivi tra le persone, anche nel dominio analogico. Per esempio, abbiamo ipotizzato che in alcuni scenari i dati, le informazioni e la conoscenza presenti nel commons avrebbero potuto prendere la forma di installazioni artistiche fisiche, o essere utilizzati come driver per realizzare eventi sul territorio e operazioni di istruzione che vedessero gli studenti nella natura e in relazione tra loro.

Cercando di rendere più tangibili questi spunti, abbiamo descritto alcuni concept.

Erbografia

Erbografia

Erbografia

Pescando dalla base di conoscenza e curando le informazioni si possono comporre delle mappe che, per ogni località, descrivono la presenza di erbe spontanee e i loro usi, permettendo alle persone di collegarsi tra loro e con esperti (ad esempio con i raccoglitori della Casa delle Erbe), chiedendo informazioni: scatta una foto dell’erba trovata, indicare sulla mappa la localizzazione, e inviare messaggi cui si riceverà risposta, creando così ulteriori occasioni di incontro e interconnessione (p.es: “l’erba raccolta, dall’immagine, mi sembra una Veronica, ma vienici a trovare alla Casa delle Erbe, così la osserviamo insieme e ti possiamo dare dei consigli”).

È da notare che, qui come negli altri concept, le persone non sono semplici fruitori, ma partecipanti attivi al commons: contribuendo immagini, video, mappe, coordinate e domande su temi specifici collaborano attivamente alla composizione del bene comune e della comunità.

Le Erbe e il Corpo

Le Erbe e il Corpo

Le Erbe e il Corpo

Il concept è simile al precedente, ma invece di mostrare mappe del territorio mostra una geografia differente, quella del corpo umano.

Le varie parti del corpo sono selezionabili per mostrare quali piante abbiano effetti su di esse: rimedi officinali, tisane, infusi, creme ed altri.

Le dinamiche sono le stesse del precedente: si seleziona la parte del corpo, si vede la lista delle erbe, si prende la scheda di dettaglio, si stabiliscono connessioni tra persone con i messaggi e le risposte, si contribuisce al commons (ad esempio: il fatto che le persone si interessino alle erbe in relazione ad una certa parte del corpo, magari su un certo territorio, è una informazione preziosa, che può essere inserita nel commons, così da poterne osservare le evoluzioni nel tempo e sui territori).

Questa soluzione si presta efficacemente ad essere rappresentata sotto forma di installazione fisica, a rappresentare un corpo umano interattivo.

La Cura dell’Erba

La Cura dell'Erba

La Cura dell’Erba

Questo concept ha a che fare con il processo in cui le persone interagiscono con il loro medico (ad esempio lasciando l’ospedale e preparandosi alla cura post-ricovero).

Il medico, insieme allo staff e agli esperti (ad esempio della Casa delle Erbe), compone per la persona una cura che consiste in una mappa (prodotta sotto forma di cartina fisica o attraverso una App). Il paziente segue la cartina con una serie di obiettivi: camminare, identificare e raccogliere le erbe indicate, usarle per fare infusi, tisane e altri preparati benefici.

Oltretutto, i percorsi vengono composti in modo che le persone non siano sole: altri ex pazienti condividono gli stessi percorsi, si incontrano, fanno la strada insieme, raccolgono insieme, preparano e consumano insieme i rimedi.

Le persone fanno, così, esercizio fisico, stanno nella natura e non sono soli, trovandosi insieme agli altri.

The Herb Game

The Herb Game

The Herb Game

Questo concept è dedicato alla realizzazione di un concept di formazione per le scuole in cui la classe, il lavoro sul campo, la casa e la città prendano parte ad una azione sincretica, realizzando una classe ubiqua e partecipativa.

Nel progetto si sfruttano le dinamiche del gioco (le classifiche, i riconoscimenti, le sfide, i livelli) per comporre una esperienza di apprendimento e coinvolgimento capace di unire le comunità e di creare azione ed immaginario.

Come nei videogiochi, i primi livelli sono i più semplici, e beneficiano anche di aiuto e assistenza. Ad esempio il primo livello potrebbe essere costituito dalla raccolta di alcune erbe, aiutati da raccoglitori esperti.

Dai livelli successivi gli studenti operano in autonomia, secondo livelli crescenti di difficoltà. Ad esempio il secondo livello potrebbe consistere nel raccogliere ed identificare almeno 20 erbe differenti, senza assistenza se non quella delle informazioni contenute nel commons.

Alcuni livelli richiedono la collaborazione della comunità. Ad esempio un certo livello potrebbe richiedere agli studenti di raccogliere con delle interviste le storie associate alle erbe, per come sono raccontate dagli appartenenti alla comunità. Così facendo non solo superano il livello di gioco, ma contribuiscono anche a raccogliere le storie delle erbe, e a unire la comunità.

Altri livelli potrebbero coinvolgere la città. Ad esempio un certo livello potrebbe richiedere agli studenti di convincere un ristoratore a mettere in menu almeno un piatto con le erbe spontanee.

I Kit

i Kit delle Erbe

i Kit delle Erbe

L’ultimo concept è rappresentato da alcune idee per Kit da includere nel commons. I Kit, realizzati sotto forma di raccolte di specifiche e indicazioni di assemblaggio ed uso, possono essere predisposti per consentire alle persone di attivare diverse pratiche in modo semplice: kit per realizzare pratiche di analisi del terreno per saggiare inquinamento e contaminazione; kit per pulire e preparare il terreno attraverso colture mirate; kit per creare erbari con classi di studenti o per i ristoratori; e tanto altro.

Si è notato come questi kit potrebbero generare indotti interessanti: le persone potrebbero utilizzarli per crearsi dei lavori e per offrire dei servizi sul territorio; oppure potrebbero essere utilizzati per creare iniziative nel campo dell’istruzione; e in tanti altri modi.

[5] La Presentazione, la performance e la Festa

Erbe Indisciplinate, la presentazione all'Università di Salerno

Erbe Indisciplinate, la presentazione all’Università di Salerno

I risultati dell’esperienza sono stati presentati all’Università di Salerno, con un incontro interdisciplinare con la partecipazione di Salvatore Iaconesi e Oriana Persico (La Cura e Art is Open Source), Alfonso Amendola (cattedra di Sociologia degli Audiovisivi Sperimentali), Pietro Campiglia (cattedra di Analisi dei Farmaci), Maria Teresa Cuomo (cattedra di Management e Fondamenti di Impresa), Giovanni Maria Riccio (cattedra di Diritto Comparato ed Europeo della Comunicazione), ed Alex Giordano (direttore scientifico di RuralHub).

Dopo la presentazione La Casa delle Erbe, con la guida di Sonia Boldoni e Daniela Verbena, ha condotto gli intervenuti e tutto il pubblico in un meraviglioso percorso di riconoscimento e raccolta delle erbe nei giardini del campus dell’università, a riscoprire una ricchezza di erbe e diversità che troppo spesso ci dimentichiamo e che diventa invisibile.

La passeggiata si è conclusa presso i Giardini della Pace dell’Università di Salerno dove abbiamo allestito una piccola istallazione della Cura e mangiato insieme ai partecipanti e agli studenti un picnic frugale a base di fave, formaggi freschi, un po’ di salame, pane fatto nero fatto in casa e marmellate, offerto da Rural Hub.

La Cura - Erbe Indisciplinate: installazione temporanea nei Giardini della Pace dell'Università di Salerno

La Cura – Erbe Indisciplinate: installazione temporanea nei Giardini della Pace dell’Università di Salerno

 

In serata, riuniti al RuralPub, una festa indisciplinata, in cui le erbe raccolte sono state utilizzate per cucinare e mangiare il Mallone, il piatto tipico della cucina Salernitana preparato con un mix “segreto” di patate ed erbe spontanee.

La Festa Indisciplinata

La Festa Indisciplinata

[6] I Prossimi Passi

Sono stati identificati i prossimi passi:

  • la condivisione dei saperi, attuata tramite il GitHub della Cura e comunicazione mirata
  • la realizzazione di un pamphlet, che avverrà nei prossimi giorni
  • la continuazione dello sviluppo dei concept, da parte di tutti i partecipanti e di chi vorrà partecipare
  • il prossimo appuntamento a Bologna, in occasione del festival della Cura di cui si avrà notizia a breve

Ecco qui le slide di ricapitolo per tutta l’esperienza, create durante il workshop e presentate in modo collettivo lunedì 18 Aprile all’Università di Salerno:

La Cura: Erbe Indisciplinate, ricapitolazione from salvatore iaconesi

Credits

Erbe Indisciplinate è nato dalla collaborazione fra: Rural Hub, Art is Open Source, Casa delle Erbe, Università di Salerno, il birrificio artigianale Krack.

I meraviglioso gruppo che ha dato vita al workshop è composto da (in ordine alfabetico):

Eugenio Battaglia, Rocco Carrieri, Maria Vittoria D’Andrea, Jonathan De Paola, Vincent den Boer, Lucio e Silvia Fumagalli, Alex Giordano, Filippo Giordano, Salvatore Iaconesi, Rino Irace, Alex Manieri, Giulio Michele, Marta Naccarato, Oriana Persico, Vincenzo Rizzuto, Massimo Santi, Daniela Savergnini (Daniela Verbena), Michele Sica, Maria Venditti.

Special Thanks

I ringraziamenti speciali vanno a (in ordine alfabetico):

Alfonso Amendola, Sonia Baldoni (La Sibilla delle Erbe), Pietro Campiglia, Nino Galdieri, Tony Ponticiello (Mr. Time), Giovanni Maria Riccio, Ivan Scognamiglio, Daniela Sparano, a tutti tutti gli indisciplinati e curiosi che hanno deciso di trascorrere con noi uno strano lunedì fra una bibblioteca, i campi dell’Università a Fisciano e una festa a Rural Pub.